QUERELA TEMERARIA, BANCHIERE CONDANNATO. Querelare un giornalista pur sapendo che ha scritto la verità. Le querele ingiustificate e temerarie – spesso presentate al solo scopo di intimorire il cronista – non sono certo rare nel nostro Paese e nel mondo. La fortuna è che, qualche volta, il querelante paga questo suo gesto, che gli si ritorce contro. Succede a Spoleto dove un banchiere è stato condannato per calunnia. Il banchiere aveva querelato il giornalista per una serie di articoli che giudicava diffamatori. Il giornalista aveva replicato con una contro-denuncia per calunnia, e alla fine ha avuto ragione. Il Tribunale di Spoleto ha prima accertato che gli articoli avevano riportato solo cose vere. Quindi ha condannato il banchiere querelante per aver sviato il corso della giustizia (si tratta di una condanna in primo grado, che potrà essere appellata). Scrive Il Sole 24 Ore (il 25 aprile 2023): “La sentenza del Tribunale di Spoleto (numero 276/2023, giudice Elisabetta Massini, motivazione depositata il 16 marzo scorso) non fa altro che ribadire il concetto base della calunnia: incolpare di un reato qualcuno che si sa essere innocente è, questo sì, un reato contro l’amministrazione della giustizia, illecito che produce danni egualmente gravi – se non peggiori – della diffamazione”.